THE RETURNED – Manuel Carballo
Alex e Kate sono una coppia felice. Lui è un insegnante di chitarra e lei lavora in un ospedale, nell’unità dei “ritornati”, entrambi vivono con entusiasmo le proprie giornate ma una linea di tensione sembra avvilupparli silenziosamente. Il mondo ha subito uno strappo dopo un’epidemia che ha trasformato uomini in zombie, un’ecatombe che ha trovato fine nella “Proteina”, un medicinale in grado di arginare il virus.
Tuttavia si tratta solo di un palliativo, una schermatura che ne limita gli effetti devastanti mantenendo esseri umani, all’apparenza normali, come vere e proprie bombe ad orologeria pronte ad innescarsi, divenendo zombie e mietendo vittime su vittime. Un senso di disagio pervade la città dove abita la coppia, il timore del diverso spinge manifestanti a richiedere l’isolamento dei “ritornati”, specialmente nel momento in cui le a scorte della “Proteina” sembrano scarseggiare. Il tumulto sta per deflagrare e Alex e Kate si troveranno nell’occhio del ciclone … perché Alex è un “ritornato”.
The returned è un film d’amore. Una storia delicata e al contempo dura come un macigno dove il diverso, il “ritornato”, non incarna la macchina assassina a cui il cinema zombesco ci ha abituati (Zombie di George Romero), né un ironico figaccione (Warm bodies di Jonathan Levine). L’uomo è il vero mostro, con le sue debolezze che tramutano la paura in puro istinto di sopravvivenza, subissando il proprio vicino pur di preservarsi. Manuel Carballo disegna una così asfissiante situazione senza alcuna ipocrisia, evitando sia il politically correct che l’uncorret. Ed è la mossa vincente.
L’istinto di sopravvivenza costringe gli stessi Alex e Kate a prevalere sugli altri (ammalati) secondo i dettami dell’homo homini lupus, rubando loro (in maniera genuinamente pura) la tanto anelata “Proteina” pur di rimanere umani un giorno in più. Emblematico, in tal senso, il momento in cui la stessa Kate spazza via il padre di un bambino ammalato, pur di portare altre fiale al proprio uomo. Anche le manifestazioni degli anti-ritornati racchiudono un atavico timore verso chi rappresenta una minaccia, anche se ancora umano. Come biasimare l’uomo che, alla conferenza di Kate, espone duramente la paura che sia spazzato il flebile confine che separa i “ritornati” dalla loro condizione umana a quella disumana? Come non aver timore per i propri figli, che possono essere improvvisamente investiti dalla follia omicida di un “ritornato” che ha dimenticato per un solo giorno di prendere la propria medicina? D’altronde come eliminare un bambino la cui unica colpa è quella di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, finendo contagiato?
The returned affronta questi interrogativi attraverso un racconto di sentito amore tra i protagonisti, una coppia umana (nonostante il contagiato Alex) e, per questo, imperfetta. Il regista ci trascina in un futuro cupo e malinconico, dove la vita non può essere affrontata come oggi, e il domani appare come un fosco affresco circondato da un plumbeo alone. Carballo ha visto The Mist (per il finale) e letto Apocalisse Z (per la soluzione proteica anti-trasformazione in zombie), ma ha anche miscelato sentimenti che provengono da un humus drammatico, sigillando uno dei migliori horror (che non sono horror) dell’anno.