METALLICA: THROUGH THE NEVER – Nimròd Antal
“Dopo 30 anni nel business, la cosa più importante è quella di fare in modo che il nostro lavoro sia sempre diverso”. Parola di Lars Ulrich, batterista e co-fondatore dei Metallica. Parlare dell’impatto della band di Los Angeles sul panorama musicale metal (e derivati) è superfluo, per loro parlano i numeri e i riconoscimenti: 15 album, 9 grammy, un posto intoccabile nella Rock and Roll Hall of Fame.
Quello che dei Metallica mi ha sempre incuriosito e che ho sempre apprezzato, pur essendo profondamente “metallergico” (neologismo) è la voglia di sperimentare – musicalmente e non – di Hetfield & banda, dal live orchestrale di S&M (1999) alla collaborazione con sua maestà Lou Reed in Lulu (2011). Sul versante cinematografico, i Metallica si erano già concessi a Some Kind Of Monster (2004, Berlinger & Sinofsky), documentario focalizzato sulle dimensioni studio e live, ben riuscito ma dalla struttura “canonica” e tutto sommato poco significativo per i non fans. Tornando al proclama di Ulrich, dunque, era evidente che ci fosse da osare qualcosa di più, e sperimentare ancora.
Il 29 e 30 ottobre passerà nelle sale italiane Through The Never, un esperimento particolare e molto voluto dalla band che produce l’opera e affida la regia a Nimròd Antal (Vacancy, Predators). Un misto di live e finzione ci trascina in un concerto maestoso della band, frutto di due serate a Vancouver, in un’arena stracolma e su un palco titanico di 61 metri creato appositamente per l’occasione; nel frattempo il fan-fattorino Trip (Dane DeHaan, Chronicle, Come Un Tuono) è costretto a perdersi il concerto per andare a recuperare in città un misterioso oggetto contenuto in un furgone. La missione diventa immediatamente un’odissea post-moderna in una città deserta e incendiata da una guerriglia cyberpunk, cavalieri usciti da futuri distopici e Guerrieri Della Notte rivisitati. Trip, simbolo del fan in preda a tormenti giovanili, prende botte e paura.
Intanto, on stage, il quartetto Hetfield-Ulrich-Hammett-Trujillo pesta durissimo durante un granitico show 3D potenziato dall’ispiratissima regia di Antal e da un montaggio perfetto. Le hit ci sono tutte, eccetto le “The Unforgiven”, e anche se si tratta di un live parzialmente ad hoc, non traspare l’artificiosità dell’operazione. A proposito della terza dimensione, volontà comune tra regista e gruppo è stata quella di sfruttarla non per proiettare elementi pungenti fuori dallo schermo, ma al contrario per dare profondità ed intensità a ciò che accade nello schermo, alla performance e all’azione. La scelta è saggia, il risultato soddisfacente.
Quello che soddisfa meno è la sostanza del racconto extramusicale. I momenti puramente cinematografici, quelli dedicati all’agonia di Trip, sono più spettacolari che sensati, nonostante la simbologia che Antal cerca di appiopparci. Appare come un pretesto per rendere Through The Never qualcosa di più di un live show pirotecnico, ma gli inserti funzionano solo visivamente, come costituissero un lungo videoclip. E questo è un freno pesante, soprattutto perché quella del film è una formula interessante e per molti aspetti originale (l’eredità di The Wall è sempre là, a beneficio di tutti), ma smarrita nelle pieghe di un racconto incompiuto.
Così, Through The Never rischia di rimanere “solo” un’impresa di pura energia e di decibel sfrenati, ad appannaggio dei soli fan della band. Vivamente consigliati Imax ed air guitar selvaggi.