KILLER IN VIAGGIO – Ben Wheatley
Chris e Tina. Una coppia da poco formata, entrambi in fuga. Lui da un licenziamento, in cerca di trovare sfogo all’opprimente routine, lei dalla madre, continuamente preda di dolori e malanni vari che tessono una tela di ragno intorno alla figlia. Chris e Tina partono con le Midlands all’orizzonte, un sereno viaggio di coppia che li porterà così distanti dalle loro vite da spingerne all’esterno il lato oscuro del proprio carattere.
Così una carta gettata su un bus storico diviene spinta per una retromarcia “sbagliata” che fa schiacciare il maleducato da Chris, un addio al nubilato con quasi-sposina particolarmente focosa verso Chris, diviene scusante per far scatenare una corroborante Tina. Un viaggio che semina morte, mentre gli allegri itineranti si spostano di località in località.
Con un onirico film come Kill list alle spalle, Ben Wheatley non può che proseguire la propria marcia verso la sperimentazione della materia, cucendo un plot dalle venature black comedy intorno a due protagonisti semi-lynchiani, eccedendo nel mostrare la brutalità mentre rasserena gli animi con favelle d’amore. Killer in viaggio sposa un modus agendi irrazionale, quasi a voler scartare i suoi Chris e Tina (lontani anni luce da Bonnie e Clyde o da Mickey e Mallory) da indizi umani per lasciare intatta solo una patina di lerciume da far accapponare la pelle. Una brutalità inaudita e, volendo, irrazionale anche se c’è del razionale nel ribellarsi contro chi sporca il suolo dove tutti camminiamo o chi pone davanti il proprio divertimento di fronte all’intimità altrui.
Tuttavia, nel momento stesso in cui Tina perde il controllo delle proprie azioni, si tramuta ella stessa nella macchina insensata che Chris odia e vuole evitare. Una sorta di perdita del proprio essere, ben rappresentata dall’ambiguità subita dal cane, loro compagno di viaggio, che si frantuma di fronte ad una rapidità della storia che non lascia assorbire un passaggio che può essere sì covato a lungo, ma che non può trovare giustificazione in un così repentino cambio d’umore. Killer in viaggio risente anch’esso di una ambiguità di fondo che lo lascia veleggiare tra ironia nera ed estrema violenza, senza trovare un bilancino in grado di lasciar ondeggiare dolcemente entrambi gli aspetti e relegandone le sorti ad una stupita quanto amareggiante visione.