KEN PARK – Larry Clark, Edward Lachman
Uno sparo. Silenzio. In una Los Angeles luccicante riecheggia la voce di Ken Park, un giovane problematico che racconta con dovizia di particolari la vita dei suoi amici. Ecco Shawn, ragazzo sorridente che trascorre le mattinate tra le lenzuola di casa della fidanzata, precisamente con la madre della ragazza.
Poi incontriamo un groviglio di padri allucinati che tentano di violare il sedere del proprio figlio (Claude) oppure che si preoccupano di mantenere la totale castità della propria figlia (Peaches). Non dimentichiamo il tanto caro Tate, praticante devoto … di masturbazione selvaggia di fronte ai match femminili di tennis. Questo è il mondo di Ken, o meglio lo era, dato che la testa che salta con lo sparo è la sua.
Un mondo talmente candido di benessere da celare la più bassa forma di istintività, quella del sesso ad ogni costo. Comunque la città sfavilla di luci al neon e macchine lussuose. Larry Clark inquadra con un enorme grandangolo la vacuità del presente, un modus vivendi indiscutibilmente piacevole ma che non ha futuro se non nell’esplosione di una pallottola. Già Kids e Bully avevano iniziato tale prosa, ma in Ken Park il regista si spinge oltre, superando l’erotismo e sfiorando la pornografia in maniera mai didascalica o fine a se stessa.
Ken Park, servendosi di un cast perfettamente nella parte e di primi piani calzanti, riesce a cumulare un messaggio carico di pathos, un urlo riversato tramite gemito di piacere, una ricerca di amore dispersa tra lenzuola madide di sudore. Visivamente d’impatto, emotivamente caustico.