LA POLIZIA CHIEDE AIUTO – Massimo Dallamano
L’appena quindicenne Silvia viene trovata impiccata in una squallido sottotetto di una palazzina. Dei nastri ritrovati dalla polizia ricollegano il decesso della minorenne ad un nucleo di ragazz(in)e invischiate in un giro di prostituzione, eliminando l’ipotesi di un suicidio. Il detective Silvestri ed il sostituto procuratore Stori iniziano a scavare, trovando un torbido giro di corpi usati come mercanzia e destinati a finire tra le mani di insospettabili.
La polizia chiede aiuto inizia con un incipit da giallo settantiano per poi sprofondare nel genere poliziesco, mentre sinuosi risuonano echi del thriller all’italiana del periodo. Con la costante linea di tensione ed il montaggio frenetico, il film riesce a tenere alto il tasso di adrenalina alle volte sviando lo spettatore dalle indagini, vero e proprio cuore del lavoro, per concentrarlo e immergerlo nelle sequenze più action, tra le quali spicca l’inseguimento dell’assassino in motocicletta da parte della polizia.
La presenza di Massimo Dallamano in cabina di regia assicura un certo senso pruriginoso che si nasconde (più o meno implicitamente) tra i frame della pellicola, mantenendo acceso un nervosismo erotico che riverbera sin dal primo corpo nudo dell’adolescente appesa alla trave del sottotetto. Certo, siamo in un (sotto)genere diverso da Cosa avete fatto a Solange? ma, nuovamente, è proprio quell’indole iniqua celata nel carattere delle adolescenti che diviene oggetto di attenzione. Un candore talmente sporco e maleodorante da far gelare la pelle.
La polizia chiede aiuto è un classico assolutamente da riscoprire, con un cast sopra le righe che sospinge il lato grottesco della vicenda e una resa dei conti mai raggiunta, dai contorni socio-politici quanto mai attuali.