KIKI CONSEGNE A DOMICILIO – Hayao Miyazaki
La giovane strega Kiki ha appena compiuto tredici anni: secondo la tradizione è ora che abbandoni la famiglia e il paese natio e corra (anzi, voli!) incontro alla propria iniziazione. Con entusiasmo, Kiki inforca la sua scopa magica in compagnia del gatto nero parlante Jiji e decolla verso nuovi orizzonti, alla volta di una città che non abbia ancora la sua streghetta ufficiale, in cui rimanere per un anno di apprendistato e conquistare la propria indipendenza.
Giunta nella grande città marittima di Koriko, Kiki ne rimane incantata e prova con entusiasmo a calarsi nella nuova realtà, nonostante l’iniziale indifferenza – e, talvolta, ostilità – dei suoi abitanti; grazie al suo talento nel volo magico, la streghetta si renderà utile compiendo consegne a domicilio per i nuovi concittadini. Attraverso le sue missioni, conoscerà personaggi divertenti e curiosi, tra cui il coetaneo Tonbo, appassionato di volo, con cui Kiki stabilirà una tenera amicizia. Ma la strada della crescita è difficoltosa anche per chi sa volare …
Kiki Consegne A Domicilio, diretto dal maestro dell’animazione giapponese Hayao Miyazaki (La Città Incantata, Princess Mononoke) viene distribuito in sala con un doppiaggio italiano nuovo di zecca, a distanza di 24 anni dall’uscita in Giappone. Era il 1989 infatti quando Miyazaki, fresco del successo ottenuto l’anno precedente con Il Mio Vicino Totoro, adatta l’omonimo libro per bambini della scrittrice Eiko Kadono. L’opera, considerata una delle migliori raffigurazioni della ricerca di indipendenza e delle aspettative (spesso tradite) delle ragazzine giapponesi, viene tradotta in immagini da Miyazaki; secondo quest’ultimo, la nostra è un’epoca in cui l’indipendenza economica è facilmente raggiungibile, mentre diventa paradossalmente molto più complessa l’acquisizione di quella psicologica, ostacolata dalla “nuova” povertà, quella spirituale.
La vitalità ed il sorriso di Kiki non bastano a valicare la difficoltà insita nei rapporti umani e nel processo che conduce alla maturità e Miyazaki è bravissimo a rappresentare con delicatezza e profondità la solitudine nella quale affonda la protagonista durante le vicende. Condotte dal tratto soave e riconoscibilissimo dell’autore, le avventure di Kiki sono divertenti e rocambolesche, ma non oscurano la tematica sociale affrontata, nemmeno i suoi lati più cupi: la sequenza nella quale Kiki si ritrova nella sua stanza sola, stanca e senza poteri non può non risultare straziante ad un occhio adulto.
I suoi poteri non sono risolutivi né la risparmiano dalle sofferenze tipiche dell’età adolescenziale: il volo per Kiki non è sinonimo di libertà, la magia non è liberazione e realizzazione dei sogni. E’ un talento, come tanti, messo a disposizione della propria, disperata ricerca dell’identità di giovane donna. Così, mentre vola da una parte all’altra della meravigliosa città (liberamente ispirata a Stoccolma, visitata da Miyazaki e dalla sua troupe, che ne rimasero folgorati), Kiki è una protagonista insolita, ma realistica.
I personaggi che la accompagnano sono leggeri e positivi, la più intrigante è Ursula, pittrice ventenne che incontra casualmente Kiki e che ne rappresenterà una sorta di guida verso la maturità. Il nemico da sconfiggere non c’è, il “nemico” non è fisico, non ha un volto: è il futuro da costruire, che fa altrettanta paura. Ma con l’aiuto degli amici, forza d’animo e un po’ di provvidenza, suggerisce Miyazaki, il lieto fine da cartoon può giungere lo stesso. Il sensibile racconto di Kiki non passa inosservato e diventa un capitolo interessante, seppur non di primissima categoria, nella prolifica carriera di uno dei massimi maestri dell’animazione contemporanea.