COME UN TUONO – Derek Cianfrance
Luke, un “fenomeno da baraccone” in motocicletta, passa le sue giornate in tour per un circo ambulante con il quale si guadagna da vivere. Giunto a una delle sue solite tappe annuali ritrova una vecchia fiamma, amata e abbandonata in una manciata di giorni per via del suo lavoro.
Luke scopre che la donna ha avuto un figlio da lui, e decide di abbandonare il suo stile di vita per trasferirsi definitivamente in città e aiutare economicamente la giovane donna. Il ragazzo finirà così nel mondo della malavita per riuscire a guadagnare i soldi necessari al benessere della sua famiglia.
Dopo due anni dal meraviglioso Blue Valentine, Derek Cianfrance firma la sua seconda regia cinematografica, azzardando una struttura narrativa totalmente diversa dal film che l’ha bollato come una delle grandi scoperte del cinema americano indipendente. Se in Blue Valentine il plot girava tutto attorno ai due personaggi protagonisti di una piccola storia d’amore che, sebbene possa essere riconosciuta come universale, dava comunque l’impressione di una storia “piccola” e intima, con The place beyond the pines Cianfrance opta per una trama molto più complessa, con violenti passaggi temporali e protagonisti che mutano improvvisamente.
The place beyond the pines è un film sulle conseguenze dei piccoli e dei grandi gesti, sull’ambiguità del bene, sulla condizione dell’uomo all’interno della sua società. Volendo raccontare così tanto, il film rischia più volte di spiazzare e cadere nella retorica e in qualche lieve banalità, ma in fondo il cinema esige dallo spettatore di sottostare alle regole imposte dal suo autore, ed è giusto così.
Perfetto Ryan Gosling, ormai all’apice della notorietà, che riesce a dire tutto con un semplice sguardo. Sullo stesso livello un Bradley Cooper mai così in forma, che regala al film forse la sua migliore interpretazione di sempre. Eva Mendes estremamente calata nella parte, ma con poco spazio. Stessa storia per Ray Liotta, relegato ad una piccola parte (il suo solito ruolo), nemmeno scritto così bene come si meriterebbe.
L’estetica del film è un altro punto a suo favore, così come nel film precedente Cianfrance predilige una macchina a mano dura e dalla pasta retrò, alternando momenti estremamente dinamici a lunghi e poetici piano sequenza (l’apertura del film è un grande momento di cinema). L’estetica fotografica, quasi distrae dai molteplici eventi che si sussegono a causa della sua potenza visiva. Mike Patton, con la colonna sonora, svolge bene il suo lavoro, con un main-theme azzeccatissimo, sebbene un paio di pezzi collocati non benissimo pesino un poco sul risultato finale.
The place beyond the pines è la riconferma della bontà autoriale di Derek Cianfrance che, oltre ad aver dimostrato nuovamente di essere un ottimo regista, si conferma anche un coraggioso, un uomo di cinema che continua a ricercare forme di narrazione differenti da quelle già utilizzate non limitandosi a riproporre ciò che ha già funzionato in precedenza. Lodevole.