SENZA RITORNO – Marco Di Gerlando
Alessio e Daniele sono due giovani fratelli, divisi da qualche anno di età ed affacciati su un futuro precario. Il primo è infatti alle prese con frustranti ed inconcludenti colloqui di lavoro, il secondo paga alcune leggerezze scolastiche con una grave sospensione decisa dalla severissima professoressa Calvi.
Quest’ultima, anni prima, aveva già punito alla stessa maniera Alessio, compromettendone il raggiungimento del diploma e, di rimando, le chances lavorative. Il passato sembra ripetersi inesorabilmente e la scintilla riaccende il rancore sopito del fratello maggiore; così, quando si presenta l’occasione di vendicarsi nei confronti della crudele insegnante, i due ragazzi decidono di colpirla dove fa più male.
Una prof insopportabile l’abbiamo avuta tutti, quella del corto di Di Gerlando (Il Custode, Apri Gli Occhi) è quasi da guinness: con un po’ di caricatura, incarna la sintesi di tutti quei momenti scolastici di cui oggi forse ridiamo con leggerezza, ma che allora rappresentavano il nostro terrore, l’insicurezza, la prospettiva di essere castrati nei sogni, nelle ambizioni e nella reputazione. Nel progetto che coinvolge gli studenti del laboratorio cinematografico dell’I.I.S. Colombo di Sanremo, i due giovani protagonisti vanno incontro alle estreme conseguenze della situazione, dichiarano guerra all’adulto, si spingono oltre – come da titolo – facendosi travolgere dall’odio accecante e da sfortunate fatalità.
Come spesso accade nei lavori di Di Gerlando, anche qui la fiction si confonde col “sociale”, ma mai come in questo caso il dosaggio dei due fattori è ben gestito: il tormentato racconto di Alessio e Daniele è realistico, crudo ed abbatte le false speranze senza troppa retorica. La relativa facilità e rapidità con cui i ragazzi vedono disgregare il proprio ed altrui futuro è terrificante e (nonostante una fotografia non troppo coinvolgente) per tutti i venti minuti del corto questa atmosfera accompagna la visione e chiude la gola.
Forse perché siamo tutti stati studenti impauriti sulla strada verso l’ipotetica maturità, magari soltanto con più autocontrollo e miglior tempismo dei due protagonisti. La regia scorrevole e pulitissima di Marco Di Gerlando sostiene una piccola e tragica storia che, nonostante scaturisca da un progetto “scolastico”, rappresenta qualche minuto di pathos e riflessione: visti i mezzi, niente male.
Trovo sempre i corti di Di Gerlando puliti e seri. Malgrado non siano lavori di alta qualità, il regista riesce sempre a dimostrarsi distaccato quel tanto che basta ad essere professionale.