300 L’ALBA DI UN IMPERO – Noam Murro
La morte dei 300 spartani alle Termopili diviene baluardo di immenso sacrificio, motivo di vendetta, raggiungimento di un coraggio tale da rinunciare alla propria vita, ai propri affetti, pur di unire la Grecia sotto la medesima bandiera per affrontare il terribile assalto di Re Serse.
Temistocle raccoglie metaforicamente la spada di Leonida e carica i suoi uomini contro le navi di Artemisia, che sembrano voler dominare anche le più alte onde, in una scia rosso sangue che ricoprirà presto le acque dello stretto che collega il golfo Saronico alla baia di Eleusi, scrivendo nella storia la battaglia di Salamina.
Basato su un work in progress di Frank Miller, la graphic novel Xerxes, questo seguito di 300 vede Zack Snyder alzarsi dalla cabina di regia per sedersi in quella di produzione, oltre che co-sceneggiare con Murro, ma la differenza poco si nota. Per fortuna. La violenza grafica, la sottile ironia di alcune situazioni e l’immenso scontrarsi di corpi muscolosi, tra sudore e sangue, permangono in questo 300 L’alba di un impero; in una sublimazione di violenza (volutamente) esagerata ed artificiosa, pompata da uno stile registico e da soluzioni di montaggio figlie del capostipite, grazie anche ad una mano precisa di Noam Murro e alla presenza dietro le quinte dello stesso Snyder.
Fregandosene della veridicità storica, 300 L’alba di un impero approfondisce il personaggio di Serse, senza ancora sfruttarne pienamente le potenzialità, lascia scendere dal podio il protagonista maschile (in questo caso un imperfetto Sullivan Stapleton, dal carisma inferiore a quello di Gerard Butler) e vede trionfare la vedova di Leonida (Lena Headey) e, specialmente, la pericolosissima Artemisia, incarnata ad arte dalla splendida Eva Green, qui vero e proprio fulcro intorno al quale far girare l’intero plot.
Sapete cosa aspettarvi da 300 L’alba di un impero, per cui se riuscite a metter da parte qualsiasi velleità di intrigo della storia o guizzo di sceneggiatura, a non capitolare sotto tonnellate di cgi oppure a veder schizzare sangue a volontà per puro spettacolo, lasciatevi percuotere dal film di Murro, un divertissement mai patetico, coadiuvato da una colonna sonora drammatica dal sicuro fascino. Finale “aperto” per la chiusura della trilogia.
fa schifo