30 GIORNI DI BUIO – David Slade
E’ un mese intero lontano dalla luce quello che si stanno preparando ad affrontare i cittadini di Barrow, un paese dell’Alaska. Al calare dell’ultimo sole un gruppo di vampiri inizia a strisciare fuori dalle tenebre per nutrirsi di sangue umano, annientando subito dopo ogni prova della sua esistenza. Lo sceriffo Eben, la ex-compagnia Stella ed altri sopravvissuti al primo assalto dell’orda trovano riparo in una soffitta, ma la necessità di cibarsi e la paura di essere scoperti li porta ad uscire fuori spingendo la lotta per la sopravvivenza sino al suo epilogo drammatico.
Trenta giorni divorati dall’oscurità opprimente e da tempeste di neve, trenta giorni per non desistere alla paura sino ad annichilire, trenta giorni per sopravvivere.
Ottima pellicola approdata in Italia con riprovevole ritardo, alla quale ammetto di essermici accostato scetticamente dopo aver letto che la Ghost House Pictures di Sam Raimi si era occupata della produzione. Nulla da dire contro il contributo che il regista americano ha dato al cinema horror, ma la sua casa di produzione è stata in grado di partorire (o meglio di abortire) film come The Grudge 1 e 2, The Messengers o Boogeyman, perciò non era preventivato trovarsi di fronte ad un lavoro di tale livello.
Tratto dall’omonima graphic novel di Steve Niles (qui anche co-sceneggiatore) 30 Giorni di Buio si erge come vero e proprio omaggio al cinema di John Carpenter, fondendo il pathos di Distretto 13: Le brigate della morte con la tensione di Vampires e La cosa, passando per le atmosfere cupe di Fantasmi da Marte. Un assedio vero e proprio in una sperduta cittadina dove un pugno di persone comuni cercano di salvarsi la vita nascondendosi e resistendo alla caccia dei vampiri. Uno stile meticoloso ma anche volutamente sporco, enfatizzante i primi piani e le carrellate montante freneticamente. Un alone malsano che permea ogni frame in un clima surreale ma dolorosamente palpitante. Echi che non possono far altro che richiamare alla memoria le pellicole del maestro.
Dimenticate il vampiro raffinato e aristocratico impersonato da Gary Oldman nel Dracula di Francis Ford Coppola, non aspettate di ammirare il look dark di Underworld ma neanche il tenebroso conte Orlock del capolavoro di Murnau, qui ci troviamo di fronte ad una banda di succhiasangue feroci e brutali, delle bestie rese folli dall’odore del sangue. Questo è il punto forte della pellicola, la novità capace di far balzare sulla sedia anche il più smaliziato fanatico dell’horror, le creature corrono e graffiano, urlano con la bocca lorda di sangue, s2cagliandosi contro qualunque preda vivente e lasciando dilagare il contagio.
Di grande effetto la scena ripresa dall’alto in cui inizia l’attacco a Barrow, un massacro reso ancora più evidente dalla neve che si macchia di rosso sangue, stendendo un tappeto di morte nel gelo della disperazione. Buona la prova recitativa del cast che vede da una parte un Josh Hartnett duro e cupo a tenere salde le ultime speranze di sopravvivenza, dall’altra Danny Huston spietato vampiro a guidare la mattanza dei suoi. Interessante anche il make-up dei vampiri e il dosaggio di CGI ed effetti artigianali.
30 Giorni di Buio è un film non esente da pecche (specialmente nel finale e nella caratterizzazione di alcuni personaggi) ma capace di dare nuova linfa vitale al filone vampirico ben divincolandosi tra dosi di violenza, cupezza, splatter e drammaticità. Un altro centro messo a segno da Slade dopo l’ottimo Hard Candy.
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