1999: CONQUISTA DELLA TERRA – J. Lee Thompson
Una sorta di pestilenza stermina i principali animali di compagnia dell’uomo, portando la nostra specie ad affezionarsi alle scimmie. Queste vengono utilizzate non solo come surrogato di cani e gatti, ma anche per lavoretti quotidiani come pulire vetri o pettinare capelli alle donne in un salone. L’evoluzione delle scimmie le porta a cercare un leader … l’unico esemplare parlante proveniente dal futuro.
Quarto film della saga de Il pianeta delle scimmie, diretto da J. Lee Thompson con sguardo assente, risente di una stanchezza cronica che inizia ad affliggere l’epopea scimmiesca. Pur prevedendo un sottotetto non banale come la schiavitù o l’abnegazione di un animale che può terminare dopo insistito soprusi, 1999: conquista della Terra non aggiunge nulla di nuovo. Il plot si dipana senza alcun colpo di scena, alternando scene concitate (di confronto uomo-scimmia) a sequenze riflessive (di dialogo uomo-uomo), in un crescendo che vede l’assalto delle scimmie al palazzo del potere.
1999: conquista della Terra analizza, come le altre pellicole della serie, una involuzione della specie che appare come malattia cronica ed ineluttabile, insita nel dna di una umanità che porta dentro sé il germe dell’autodistruzione, ma senza la potenza visiva del secondo capitolo. Ironicamente incisivo ma complessivamente poco significativo.